La sfida umana alla conquista dell’Himalaya in “Italia K2. Riprese di Mario Fantin” al Circuito America
GENOVA – Per la rassegna “Il Cinema Ritrovato: Classici restaurati in prima visione”, al Circuito America da lunedì 21 febbraio è in programma “Italia K2. Riprese di Mario Fantin”, nella nuova edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con il Centro di Cinematografia e Cineteca del CAI e con il sostegno del Ministero della Cultura.
Una delle vette più alte del mondo, gli 8.608 metri del K2 nella catena dell’Himalaya, è stata raggiunta per la prima volta il 31 luglio 1954 da una spedizione italo-pakistana diretta dal geologo Ardito Desio e patrocinata dai CAI. L’esplorazione fu filmata da Mario Fantin, alpinista e cineoperatore bolognese, che partecipò alla lunga marcia di avvicinamento (240 chilometri) e all’ardua missione alpinistica, utilizzando varie cineprese 16mm, un cavalletto per dare stabilità alle immagini e pellicola 16mm Kodachrome.
Fantin effettuò tutte le riprese fino a 6560 metri, poi fu obbligato a fermarsi e istruì gli alpinisti che poterono così documentare la parte finale della scalata. Mai in precedenza riprese cinematografiche erano state effettuate a tali quote. Al ritorno, il CAI affidò le immagini al regista Marcello Baldi che ne realizzò un film, aggiungendo spezzoni girati in Italia e due voci off. Ora le immagini originarie di Fantin hanno trovato una nuova vita.
«In accordo con la Cineteca del CAI – ha dichiarato Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna – abbiamo pensato di presentare una versione di Italia K2 realizzata con le sole immagini di Fantin, senza commento parlato, con sottotitoli che raccontano gli aspetti salienti dell’azione, recuperando le musiche per coro e orchestra scritte, all’epoca, dal maestro Teo Usuelli. Il restauro restituisce tutta l’emozione alle immagini e all’impresa compiuta dagli uomini della spedizione, gli alpinisti e i ricercatori italiani, gli hunza, i pakistani, i portatori balti.
Le immagini sono così potenti che si ha la sensazione di assistere al compimento dell’ultima odissea umana sulla terra. E le riprese, liberate dalla retorica dell’epoca, ci fanno riscoprire lo sguardo etico di Fantin, capace, in condizioni impossibili, di trovare sempre l’inquadratura giusta, quella che ci racconta lo spirito profondo di quest’avventura, il rapporto tra l’uomo e la natura, la bellezza suprema delle montagne, la sfida umana per superare i propri limiti».
Mario Fantin è nato e vissuto a Bologna, una cinquantina di metri di altitudine sul livello del mare. Dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale (sottotenente in Albania, Kosovo e Montenegro) e avere fatto il partigiano tra le fila della divisione Garibaldi, con un diploma da ragioniere in mano sceglie un mestiere che non esisteva: l’esploratore con la macchina da presa. E sale il più in alto possibile. Partendo dalle Alpi, si unisce alle spedizioni più avventurose dirette ai quattro angoli del globo, con lo scopo di tornare a casa per farcene partecipi in forma cinematografica.
L’impresa più famosa è la conquista italiana del K2 nel 1954: Fantin arriva a seimila metri, e le sue immagini finiscono nel film Italia K2 firmato da Marcello Baldi (a Fantin spetterà nei titoli di testa la dicitura “documentazione cinematografica”, evidentemente inadeguata a rendere giustizia al suo ruolo nella creazione del film). Spesso al seguito di Guido Monzino, uno dei più grandi esploratori del Ventesimo secolo, Fantin si porta appresso la cinepresa 16mm in oltre trenta spedizioni extraeuropee, raggiungendo tra gli altri le Ande peruviane, il Kilimangiaro, il massiccio del Paine, la Groenlandia, il Tibesti, l’Africa Occidentale…
In ogni occasione, unisce il puntiglio cronachistico e il bisogno di soddisfare un preciso desiderio di conoscenza alla dimensione estatica di un occhio impregnato di visioni al limite del possibile. Finché decide che la scoperta del mondo può avere luogo anche nel chiuso delle mura del suo appartamento bolognese, dove nel 1967 costituisce il CISDAE (Centro Italiano Studio Documentazione Alpinismo Extrauropeo) e comincia a raccogliere quella che diventerà una collezione di imponenza schiacciante, oggi conservata al CAI (Club Alpino Italiano): decine di migliaia di fotografie, cartine, testimonianze, dati e documentazioni varie che si prefiggono lo scopo di mantenere viva la conoscenza di quella magnifica palla di roccia che chiamiamo Terra.
La storia di Fantin viene ripercorsa in un film di Mario Bartoli, Il mondo in camera, attualmente in fase di completamento. Fantin si toglie la vita nel 1980, pressoché dimenticato. Destino beffardamente non raro, per chi ha dedicato l’esistenza alla conservazione della memoria.
Lunedì 21 febbraio, alle ore 21, all’America è in programma una serata con ospiti, realizzata in collaborazione con il CAI – Sezione Ligure Genova: Sara Fagherazzi (CAI Ligure Genova) e Marco Decaroli (CAI Ligure Genova) parleranno di “Mario Fantin: memoria di Uomini e Montagne”.
Biglietto intero 8,50 euro, ridotto soci CAI 5 euro.
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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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