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Al cinema Sivori martedì 11 gennaio “Mondovisioni” prosegue con “Writing with Fire”: la rivoluzione delle donne
GENOVA – Donne, giornalismo ed emancipazione sono al centro di “Writing with Fire” (“Scrivere con il fuoco”) di Sushmit Ghosh e Rintu Thomas, il film con cui prosegue la rassegna “Mondovisioni – I documentari di Internazionale”, che seleziona le migliori opere realizzate in tutto il mondo e le propone in esclusiva per l’Italia, ospitate a Genova da Circuito. Martedì 11 gennaio (ore 20,30) al cinema Sivori, la proiezione sarà preceduta dalla presentazione della giornalista e scrittrice Laura Guglielmi, che alla fine risponderà alle domande del pubblico sugli argomenti proposti dal lungometraggio, proiettato in lingua originale hindi con i sottotitoli in italiano. Si potrà vedere anche martedì 18 e 25 gennaio (ore 16.30, 19 e 21) alla sala Filmclub. Biglietto intero 6 euro; Young e Campus 4 euro. Sono validi tutti gli abbonamenti di Circuito. I primi sei lettori del “Il Secolo XIX” che si presenteranno alla cassa con una copia del giornale uscito il giorno stesso, avranno diritto al biglietto omaggio.
“Writing with Fire” illustra lo straordinario caso di “Khabar Lahariya”, l’unica testata giornalistica dell’India gestita da donne. Non solo dell’India. Ma lì, nel cuore dell’Uttar Pradesh, in una piccola città settentrionale, è nata una redazione non solo tutta al femminile ma composta da giornaliste che appartengono alla comunità Dalit, così disprezzata da non avere diritto neppure a una posizione nel sistema discriminatorio, illegale ma persistente, delle caste. Siamo nello Stato più popoloso dell’India (200 milioni di abitanti), un territorio dilaniato dalla corruzione, dalla violenza contro le donne e dalla brutale oppressione delle minoranze. È per ribellarsi alle gravi sopraffazioni e per difendere diritti violati, che Meera e le sue ventotto redattrici, alcune semialfabetizzate, prendono in mano lo smartphone e cominciano a documentare i fatti, con la raccolta e la diffusione di testimonianze dirette che rompono un silenzio secolare. Le tradizioni a lungo subite in una società che le vorrebbe silenziose e sottomesse, sono messe in crisi dalle reporter che affrontano le grandi questioni nazionali mettendo in moto una rivoluzione culturale che varca anche la soglia delle loro case con la ridefinizione del ruolo delle donne.
«L’India – dichiarano i registiSushmit Ghosh, Rintu Thomas – è un paese profondamente complesso. Da oltre 3.000 anni persiste una gerarchia che divide la società in quattro gruppi, nota come sistema delle caste. È un sistema di esclusione addirittura peggiore del razzismo, perché la casta è invisibile. Una persona è considerata un membro della casta in cui è nata e lo resta fino alla morte. Malgrado questa pratica discriminatoria sia vietata dalla legge indiana, resta strettamente praticata in molte parti del paese. I Dalit sono la parte della società indiana disprezzata al punto da non avere un posto nel sistema delle caste, e continuano a subire alcune delle forme più brutali di oppressione e violenza. Ora immaginate cosa significa essere una donna Dalit: sei letteralmente alla base della piramide sociale dell’India, non hai alcun potere, sei assolutamente invisibile. Questo è ciò che ci interessava nel lavoro di Meera, la caporedattrice di Khabar Lahariya, specialmente quando stava gestendo la transizione del suo giornale dalla stampa al digitale. Eravamo interessati a come le donne Dalit avrebbero impiegato la tecnologia e internet per amplificare la loro voce. Mentre la maggior parte dei giornali cartacei al mondo si stava adattando con difficoltà al web, queste donne di estrazione rurale studiavano strategie per crescere in un panorama mediatico altamente competitivo, dominato dagli uomini e dalla casta superiore. Con il loro lavoro hanno iniziato a ridefinire il modo in cui le donne Dalit sono percepite nella società, in un’India che stava passando da una democrazia secolare a un nazionalismo di destra, guidato da un partito maggioritario indù che cerca di rafforzare il sistema delle caste in ogni aspetto della vita. Così il lavoro di Meera e delle sue giornaliste appare ancora più eccezionale, quasi una narrazione di Davide contro Golia, in cui la penna, o in questo caso il cellulare, diventa più potente della spada».
La rassegna, organizzata da CineAgenzia insieme al settimanale Internazionale, ogni anno debutta al festival di giornalismo “Internazionale a Ferrara”, per proseguire in un lungo tour in tutta la nazione. A Genova è realizzata da Alesbet e Centro Culturale Carignano, in collaborazione con Ordine dei Giornalisti della Liguria, Accademia Ligustica di Belle Arti e Centro per non subire violenza/Udi, con il sostegno di Europa Cinema e Fice. Il Secolo XIX è media partner. Main sponsor Fondazione Cappellino-Almo Nature.
C. S,
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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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