“Mantua, Cuba”: in mostra al Galata la ricerca sentimentale di Paolo Simonazzi

GENOVA – Da venerdì 13 luglio a sabato 8 settembre al Galata Museo del Mare, presso la Saletta dell’Arte al 1° piano, sarà allestita la mostra fotografica “Mantua, Cuba”: 24 opere di Paolo Simonazzi, una ricerca sentimentale che ha come luogo d’indagine una cittadina di provincia ai confini dell’isola di Cuba, nata per raccontare una storia o forse leggenda fra un’origine forse italiana della piccola cittadina caraibica e un brigantino genovese affondato nell’oceano, a poca distanza dalle coste su cui sarebbe sorta Mantua.
Il progetto “Mantua, Cuba” (Greta’s Books, 2016), prima di approdare al Galata Museo del Mare, è stato presentato per la prima volta nell’autunno 2016 a Parma (BAG Gallery) e successivamente a L’Avana (Galeria Casa de Carmen Montilla), nell’ambito della XIX Settimana della Cultura Italiana in Cuba, è stato esposto di recente a Reggio Emilia (Vicolo Folletto Art Factories).
All’inaugurazione, giovedì 12 luglio alle ore 18 ad ingresso libero, saranno presenti oltre al fotografo Nicoletta Viziano Presidente Mu.MA, Maurizio Daccà e Anna Dentoni per l’Associazione Promotori Musei del Mare e Orietta Bay, Andrea Tinterri, Davide Barilli, Silvano Ghinolfi, Paolo Dolci, Luca Vecchi. La mostra è organizzata da ABC (Associazione Bondeno Cultura) e conta il patrocinio della Fondazione Casa America. Di prossima presentazione, il libro fotografico “Mantua, Cuba” (Greta Edizioni, 2016).
Il progetto “Mantua, Cuba” è un progetto che nasce da un’esigenza intima e primaria: quella di ricordare l’amico scomparso Velmore Davoli, che aveva visitato quei luoghi nel 1999, all’interno di un programma di cooperazione internazionale.
Il progetto, nella sua complessa e lunga evoluzione, si è arricchito del contributo fondamentale di Davide Barilli, che conosce bene Cuba, spesso protagonista dei suoi romanzi e dei suoi racconti.
Proprio sulla base di queste sollecitazioni nascono uno studio e una ricerca che rivelano un’interferenza tra storia e leggenda, fra un’origine forse italiana della piccola cittadina caraibica e un brigantino genovese affondato nell’oceano, a poca distanza dalle coste su cui sarebbe sorta Mantua. Alcune testimonianze sembrano confermare l’avventurosa origine, ma poco importa la veridicità della Storia. La leggenda basta e avanza per costruire una narrazione e per cercare affinità elettive, apparentemente improbabili, tra la provincia padana e quella cubana, tra oggetti, simboli e dettagli sospesi in un “mondo piccolo”, che protegge la propria viscerale identità. Simonazzi fotografa ciò in cui ritrova un senso di appartenenza, indipendentemente dalle latitudini geografiche, ovvero l’idea stessa di provincia: una nebula afosa, dove i muri possono essere testimoni di pezzi di storia, di fede, di sincretismo magico. E proprio dalla visione di una scritta ritrovata su un edificio in abbandono, Bar del olvido, tutto ha avuto inizio. Una scritta che diventa il sentimento intorno al quale ruota l’intero progetto, la dimenticanza come filo rosso tra Mantua, la sua bizzarra italica leggenda e la capacità intrinseca dei luoghi remoti di ovattare la Storia, di trasformarla e farla danzare su un teatrino in cartapesta. Tutto questo è filtrato da una cultura fotografica ben definita, che individua i propri modelli in quell’importante esperienza che dalla via Emilia arriva a toccare l’asfalto americano: da Luigi Ghirri ai New Topographers, passando attraverso il cromatismo di William Eggleston. Una cultura che Simonazzi rivendica e attualizza nella consapevolezza di raccontare una leggenda, qualcosa che forse è già scomparso anche se ancora davanti agli occhi. Qualcosa che va comunque protetto, anche solo per provare il piacere di potersi rifugiare, qualche volta, nelle illusioni.
Paolo Simonazzi
Reggio Emilia, 1961. Divide la propria vita tra l’attività di medico e quella di fotografo, a cui si dedica con passione.
Nella primavera 2016 espone presso la Collezione Maramotti, all’interno dell’XI edizione del festival Fotografia Europea, dedicato alla via Emilia. Il progetto che propone, So near, so far (Danilo Montanari, 2018), è un’originale rilettura dei suoi progetti principali che guardano alla propria terra d’origine con uno sguardo complice, affettuoso ed ironico al tempo stesso.
Nel 2015 presenta a Torino, in occasione di The Others Art Fair, il progetto inedito Icons of Liscio, relativo alle icone del ballo liscio in Emilia-Romagna.
Nel 2015 espone a Rimini (Museo della Città) Cose ritrovate, mostra realizzata e presentata nel 2014 per la IX edizione di Fotografia Europea: un viaggio visionario ispirato ai testi letterari di Ermanno Cavazzoni e di Raffaello Baldini (Marsilio, 2014).
Il progetto Bell’Italia (Silvana Editoriale, 2014), con i tre colori della bandiera italiana come un pretesto per un viaggio sentimentale nella Penisola, è stato presentato in anteprima a Fotografia Europea 2011, successivamente è approdato a Sydney, Melbourne (2012), Tokyo (2014) e Mosca (2016).
Dal 2006 al 2010 si è dedicato a Mondo piccolo, un lavoro alla riscoperta delle terre care a Guareschi, luoghi dell’anima più che della geografia (Umberto Allemandi, 2010), con tappe in varie città italiane.
Tra la Via Emilia e il West (Baldini Castoldi Dalai, 2007) è un progetto che illustra la pacifica penetrazione dell’iconografia americana nel paesaggio culturale ed architettonico della regione Emilia-Romagna, esposto in anteprima a Villa delle Rose – MAMbo, Bologna (2007), e, a seguire, in altre sedi italiane ed estere, tra cui New York e San Francisco.
Nel 2006 si è avvicinato al tema del disagio sociale con il progetto La casa degli angeli, presentato alla I edizione di Fotografia Europea e successivamente alla VI edizione di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma (2007).
Circo Bidone, uno dei suoi primi progetti fotografici, racconta di un piccolo circo sopravvissuto all’epoca della multimedialità e degli effetti speciali (Zoolibri, 2003).
Per informazioni sulla mostra
E-mail: info@paolosimonazzi.com; tel 3356150448
C.S.

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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