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DAL DESIDERIO ALL’AUTODISTRUZIONE: “DON GIOVANNI” APRE LA NUOVA STAGIONE DEL CARLO FELICE

L’opera di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, andrà in scena da venerdì 3 a domenica 12 ottobre. Novità di quest’anno per il Teatro, le introduzioni all’ascolto curate da Federico Pupo un’ora prima dell’inizio delle recite
di Alessia Spinola
GENOVA – Sarà Don Giovanni, uno dei capolavori assoluti del repertorio operistico, a inaugurare la stagione artistica 2025-2026 della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova. L’opera di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, andrà in scena da venerdì 3 (ore 20) a domenica 12 ottobre (repliche: sabato 4 ottobre ore 15, domenica 5 ottobre ore 15, venerdì 10 ottobre ore 20, sabato 11 ottobre ore 20 e domenica 12 ottobre ore 15).
Tra le novità di questa stagione artistica improntata ad essere sempre più vivace e coinvolgente, sopratutto per le nuove genrazioni, le introduzioni all’ascolto dalla durata di circa 30 minuti che gli spettatori delle singole recite potranno seguire nel primo foyer, un’ora prima dell’inizio. Gli incontri saranno curati dal direttore artistico Federico Pupo, con ospiti vari secondo le occasioni.
Per l’apertura di questa nuova stagione, approda per la prima volta a Genova una delle produzioni più celebri e premiate di Damiano Michieletto, realizzata insieme al suo consolidato gruppo di collaboratori: lo scenografo Paolo Fantin, la costumista Carla Teti e il light designer Fabio Barettin. Si tratta dell’allestimento nato per il Teatro La Fenice di Venezia, che nel tempo ha conquistato un notevole consenso di pubblico e critica, ottenendo riconoscimenti prestigiosi come il Premio Abbiati 2011 per scene e costumi e ben cinque International Opera Awards per regia, scenografia, costumi e miglior spettacolo europeo nel 2010, oltre a numerose riprese di grande successo sul palcoscenico veneziano.
A dirigere Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice (quest’ultimo preparato da Claudio Marino Moretti) sarà il maestro tedesco Constantin Trinks, protagonista di una carriera internazionale di rilievo. Sul palco si alternerà un cast che intreccia interpreti affermati e nuove voci: Simone Alberghini (Don Giovanni), Desirée Rancatore (Donna Anna), Ian Koziara (Don Ottavio), Jennifer Holloway (Donna Elvira), Giulio Mastrototaro (Leporello), Mattia Denti (Il Commendatore), Alex Martini (Masetto) e Chiara Maria Fiorani (Zerlina). Nelle recite del 4 e 11 ottobre saranno invece protagonisti Gurgen Baveyan (Don Giovanni), Irina Dubrovskaya (Donna Anna), David Ferri Durà (Don Ottavio), Monica Zanettin (Donna Elvira, presente anche nella recita del 12 settembre) e Bruno Taddia (Leporello). La ripresa della regia di Michieletto è affidata a Elisabetta Acella.
L’opera, che già Mozart elaborò dopo il successo a Praga del 29 ottobre 1787 per la ripresa a Vienna il 7 maggio 1788, viene messa in scena a Genova nella versione di Praga con l’aggiunta dell’aria KV 540a (Don Ottavio, «Dalla sua pace») e del recitativo e aria KV 540c (Donna Elvira, «Mi tradi quell’alma ingrata») dalla versione di Vienna.
Chi è Don Giovanni, chiedeva nel 2010 il musicologo Michele Girardi a Damiano Michieletto durante le prove prima del debutto a Venezia? «Un personaggio sul quale puoi dire tutto e il contrario di tutto. Sul quale sono state scritte migliaia di cose, che ti sfugge continuamente, e quando vuoi cercare di definirlo lo stai limitando. […] Quando sei regista devi scegliere, non puoi restare nel vago perché è un classico, ed è ciò che sto facendo, e approfondendo mentre provo. Mi premeva trovare una lettura che non lo riducesse a dei cliché, tuttavia stavolta ho deciso di non attualizzare la vicenda in un altro contesto, ma di riflettere sul momento in cui l’opera è stata scritta e approfondire le complesse relazioni tra i personaggi. Ho preso le mosse dai tratti della psicologia di Don Giovanni che mi hanno emozionato, partendo da quel che emerge dal canto di Leporello all’inizio dell’opera, che, con una sintesi ch’è tipica dei personaggi semplici, e proprio in un momento in cui la sua affermazione rischia di passare inosservata, sembra parlare di sé stesso, ma in realtà ci dice una cosa fondamentale del “cavaliere estremamente licenzioso”: […] Don Giovanni è una persona che nulla sa gradire, e che non troverà mai qualcosa che appagherà i suoi desideri. E quindi non potrà mai stupirsi o commuoversi, perché sono emozioni che lo frenerebbero. Lo stupore fa scattare una molla che in lui non scatta mai. Anche alla fine, quando arriva il Commendatore, Don Giovanni non si frena, ma rilancia continuamente (“Pèntiti. – No. – Sì. – No”), proiettandosi in avanti fino all’autodistruzione, come una macchina lanciata a folle velocità, che prima o poi andrà fuori strada, e non frena quando c’è una curva, e quindi si schianta. In queste condizioni la fine di Don Giovanni non arriva tramite un deus ex machina che risolve i problemi degli altri personaggi che non sono in grado di frenare Don Giovanni, ma è un’autodistruzione. Parafrasando Kierkegaard, Don Giovanni muore per eccesso di vita, è talmente oltre ad ogni limite che è condannato all’autodissoluzione, Anche quando canta «Viva la libertà!», frase che può avere vari riflessi, anche politici – e libertà è un’altra parola molto abusata – Don Giovanni è libero, ma in un certo senso anche condannato a un percorso obbligato, e non ha altra scelta se non quella di andare avanti… E tutti i personaggi che ruotano intorno a lui una volta che vengono a contatto con Don Giovanni cominciano a subire questo suo fascino malato. Non c’è mai un momento nell’azione in cui non si parli di Don Giovanni: quando è in scena domina tutte le relazioni che si stabiliscono in quel momento, e quando non c’è gli altri personaggi soffrono per causa sua».
L’apertura della stagione non è soltanto il momento di alzare il sipario: diventa anche occasione per riprendere abitudini consolidate della Fondazione e, allo stesso tempo, per sperimentare nuove sinergie e percorsi.
Ritornano dunque gli incontri di introduzione alle opere, ospitati al Teatro Auditorium Eugenio Montale. Mercoledì 24 settembre alle 18 saranno gli studenti del Liceo Musicale “Sandro Pertini”, insieme all’Associazione Carlo Felice Young APS, a presentare l’opera ai loro coetanei e a tutti gli interessati, con un appuntamento dal titolo Mozart e il mito del grande seduttore. Sabato 27 settembre, alle 16, seguirà invece una conversazione con Lorenzo Costa, organizzata in collaborazione con gli Amici del Teatro Carlo Felice e il Conservatorio Niccolò Paganini, dedicata al tema Ironia, filosofia e divertimento nel Don Giovanni.
Lo stesso Don Giovanni, nella versione firmata da Michieletto e con il cast protagonista della stagione, sarà inoltre ripensato per i più giovani: un adattamento dedicato agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado, nonché alle prime classi delle superiori. L’iniziativa inaugura Un mare di musica… felice, il nuovo progetto Education che sarà illustrato nei dettagli proprio il 24 settembre.
La Stagione 2025/2026 del Teatro Carlo Felice di Genova – tra opera, balletto e concerti – si presenta come un cammino rinnovato, guidato da una nuova direzione istituzionale e artistica e animato dall’idea di un teatro più dinamico, inclusivo e fertile. Il percorso tracciato prende il via con Don Giovanni nell’ottobre 2025 e giunge fino a La bohème nel giugno 2026: due capisaldi del repertorio che segnano idealmente l’inizio e la fine del viaggio. Un viaggio non solo tra titoli, ma tra significati, pensato per chi cerca connessioni lungo l’intero itinerario.
In programma otto opere, un balletto e undici concerti: un mosaico che unisce classici senza tempo e incursioni nel contemporaneo. Si va dai capolavori italiani come Il trovatore, Macbeth e Cavalleria rusticana, alle pagine monumentali di Wagner con Tristan und Isolde, fino alla sfida moderna de Il nome della rosa. Spazio anche alle nuove generazioni, con una Bohème interpretata dai solisti dell’Accademia.
Per Genova, città di mare, il tema del viaggio non è soltanto un’immagine suggestiva, ma un tratto identitario: il porto, i venti, l’orizzonte mobile ne raccontano da sempre la vocazione. Il Teatro Carlo Felice, situato accanto a Piazza De Ferrari, ne riflette lo spirito: un edificio che si erge come torre e faro, rigoroso e insieme accogliente, capace di orientare la comunità verso nuove rotte culturali. Ogni sera di spettacolo la sua luce si accende, diventando punto di riferimento e segnale di partenza.
Così, la stagione appena presentata si propone come una vera e propria mappa nautica: con i suoi punti cardinali, i suoi approdi sicuri e le sue direzioni ancora da esplorare. Un invito alla città intera a imbarcarsi per un viaggio collettivo nell’arte e nella musica.

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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