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IL BALENA FESTIVAL PRENDE IL VIA CON IL LIVE DEGLI AFTERHOURS. MANUEL AGNELLI: «GENOVA È UNA CITTÀ SELVAGGIA»

La band si esibirà stasera all’Arena del Mare celebrando il ventennale di “Ballate per Piccole Iene”. Qualche mese fa GoaMagazine ha incontrato il frontman per raccogliere le emozioni di questo ritorno, ecco cosa ci ha raccontato
di Alessia Spinola
GENOVA – Il mare di Genova farà da cassa di risonanza a uno degli eventi più attesi dell’estate: stasera, mercoledì 2 luglio, all’Arena del Mare del Porto Antico, il Balena Festival si tuffa nell’estate con un ritorno che ha il sapore del culto. Gli Afterhours, icona indiscussa del rock italiano, celebrano il ventennale di “Ballate per Piccole Iene“, l’album che ha segnato un’epoca e lasciato un’impronta profonda nella musica d’autore, con un concerto che promette di essere potente, viscerale, irripetibile.
Per l’occasione, Manuel Agnelli ha richiamato a sé la storica formazione: Andrea Viti al basso, Dario Ciffo a violino e chitarra e Giorgio Prette alla batteria. Una vera e propria riunione sul palco, a distanza di vent’anni esatti, per dare nuova vita a quelle canzoni che ancora oggi suonano come fendenti nell’anima di chi le ascolta. E sarà solo l’inizio di una serata destinata a diventare leggenda. Qualche mese fa GoaMagazine ha incontrato il frontman Manuel Agnelli per raccogliere le emozioni di questo ritorno, queste le sue dichiarazioni:
«La prima cosa che volevo fare non era celebrare un disco, ma usare questo disco e quest’occasione per risvegliare delle emozioni che da tanto tempo non avevamo più fra di noi. Non ci frequentavamo più. Io avevo un rapporto con con Giorgio Prette, anche se ultimamente ci vedevamo molto poco. Con Andrea Viti ci siamo visti due o tre volte in vent’anni e con Dario magari cinque o sei, però sono poche volte. Per cui è stata un’occasione per chiudere un cerchio, per risvegliare certe cose e anche per risolvere alcune questioni fra di noi, sempre emotivamente, perché dopo vent’anni è solo così che il tempo risolve», racconta il frontman Manuel Agnelli.
Ballate per piccole iene vide la luce nel 2005, in un momento in cui gli Afterhours guardavano con decisione oltre i confini nazionali, puntando al panorama musicale internazionale. Non a caso, l’album fu co-prodotto da Manuel Agnelli insieme a Greg Dulli, figura centrale della scena alternative americana. L’anno successivo arrivò anche una versione in inglese, Ballads for Little Hyenas, arricchita da una cover intensa di The Bed, brano tratto dal visionario e disturbante Berlin di Lou Reed. L’ultima pubblicazione discografica della band risale invece al 2016, con il doppio album Folfiri o Folfox.
«Da una parte, almeno io, ho ristudiato, tutto in maniera abbastanza filologica, per ripresentarlo con gli assoli esattamente come erano sul disco, i cantati con le metriche esattamente come quelle originali – dichiara Manuel Agnelli – Negli anni, infatti, i pezzi li abbiamo anche un po’ riadattati per portarli avanti, perché altrimenti, rifacendo sempre la stessa cosa, si finisce per fare un compitino. Adesso tornare al disco vuol dire proprio questo: uscire dal compitino. Non rifarli come li ho fatti live negli ultimi dieci anni, ma reinterpretarli in modo paradossalmente diverso rispetto a come ero abituato ultimamente. Ci sono chiaramente anche altri elementi di reinterpretazione, a partire dai suoni (sia nell’uso degli strumenti, delle chitarre, degli ampli), che nel tipo di distorsioni o effetti. Voglio essere completamente libero nel reinterpretarlo. Vorrei che, dal punto di vista sonoro, fosse un disco contemporaneo. Non riprenderò gli stessi ampli, gli stessi pedali per chitarra o le stesse chitarre, anzi, l’elemento di novità è proprio il suono. Deve essere proprio il suono. Voglio risuonare quei pezzi così come li ho scritti, ma con il suono di oggi».
Per quanto riguarda Genova e la sua scena musicale, il frontman degli Afterhours ha espresso la sua sincera ammirazione verso una città capace di rimanere “selvaggia”: «Genova è un posto che non conosco benissimo, ci sono stato tante volte ma mai per lunghi periodi. La trovo molto affascinante, soprattutto per l’energia che trasmette. Penso che Genova sia un po’ tagliata fuori dal circuito principale del mercato musicale e questo ha sicuramente molti svantaggi, ma spesso i musicisti di lì mi sembrano più autentici rispetto a quelli di Milano o Roma. Capisco che da Genova qualcuno potrebbe pensare “e a noi che ce ne frega?”, perché gli svantaggi sono reali, però ogni volta che ci vado sento ancora una certa sincerità emotiva nell’aria. È una città estrema, soprattutto nel centro, dove c’è una miscela sociale molto forte, quasi selvaggia. È ancora un porto con un tipo di disordine che altrove si sta perdendo. E questo, con tutti i suoi limiti, la rende per me un luogo affascinante, un po’ da esplorare».
Il messaggio che gli Afterhours sperano di mandare alle nuove generazioni? «Fate quello che volete. L’importante è farlo per tutta la vita, non per due anni e poi finire esauriti. Gli Afterhours oggi fanno migliaia di presenze in prevendita ovunque, forse più di sempre, e questo dopo quarant’anni di carriera, con magari uno o due dischi brevemente in testa alle classifiche, ma senza mai diventare un fenomeno commerciale, senza hit nazional popolari, senza milioni di copie vendute. Però io, per tutta la vita, ho fatto quello che volevo, come volevo e quando volevo. E continuo a farlo. Credo che questo sia il vero successo».

Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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