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“Lieu-NonLieu/ I non luoghi della mente”: dal 16 marzo a Villa Borzino la terza collettiva di arte contemporanea
GENOVA – Dal 16 al 23 marzo Villa Borzino torna ad ospitare la terza edizione della collettiva d’arte contemporanea “Lieu-NonLieu/I non luoghi della mente”. L’esposizione, curata da Benedetta Spagnuolo e organizzata da ARTISTI ITALIANI – arti visive e promozione, inaugura sabato 15 marzo con un programma che intreccia arte visiva, musica e performance dal vivo.
La giornata inaugurale dalle ore 17:00 propone la Live Sound Performance di Nicolò Baricchi, Stefano Bertoli, Maurizio Mongiovì, che accompagna la mostra per tutta la sua durata, mentre alle 18:00 si intreccia con la Performance Art “Taglio dei capelli” di Federico Tilli. La mostra, che coinvolge artisti provenienti da diverse realtà italiane e internazionali (Austria, Spagna, Svizzera, Russia, Croazia), presenta molte opere e autori inediti per la Liguria, arricchendo il panorama culturale regionale con un progetto di grande interesse. Visitabile dal 16 al 23 marzo 2025 con ingresso libero, l’esposizione propone una varietà di linguaggi artistici, tra fotografia, video, installazione, collage, pittura e performance. Gli orari di apertura sono: lunedì-venerdì dalle 15:30 alle 18:30 e sabato-domenica dalle 11:00 alle 18:00, con possibilità di visite al mattino su appuntamento.
La collettiva LieuNonLieu/I non luoghi della mente indaga il concetto di “non-luogo”, inteso non solo come spazio fisico, ma come dimensione psichica e ontologica. I “non-luoghi” sono luoghi che, pur essendo concreti e materialmente identificabili, sfuggono a una definizione precisa poiché non sono legati a un’identità specifica né a una memoria collettiva condivisa. Essi diventano, in tal modo, metafore della mente umana: spazi vuoti che l’individuo popola e definisce attraverso le proprie esperienze, emozioni e pensieri. In un mondo che privilegia la relazione diretta con l’ambiente e gli altri, molti trovano più reali e veritieri quei luoghi che permettono una connessione tangibile con la propria storia e con la propria individualità. Al contrario, altri riconoscono come autentici e significativi i “non-luoghi”: spazi dove l’unica interazione che si compie è con la quotidianità, con azioni ritualizzate che scivolano nell’abitudine senza suscitare sorpresa o novità. Questi luoghi, in apparenza privi di identità e relazione, si definiscono invece per una rigida delimitazione spaziale, come nel caso di aeroporti, stazioni, camere d’albergo: ambienti che suggeriscono la transitorietà dell’esistenza, dove il “tutto” è ridotto alla mera funzione del passaggio.
Questo percorso espositivo si propone di esplorare non solo la relazione tra l’uomo e i suoi spazi, ma anche le connessioni tra il “luogo” antropologico – il Lieu – e il “non-luogo” – il Non-Lieu, mettendo in luce la concezione di “luogo interiore” in relazione con se stessi, con il proprio vissuto, e con il proprio senso di appartenenza. Per cogliere la natura della collettiva, è necessario attraversare il concetto di “luogo” e, in particolar modo, quello di “non-luogo”, quest’ultimo inteso come spazio di indeterminatezza: “Il luogo è uno spazio determinato, sia materialmente che mentalmente. I non-luoghi, al contrario, sono quegli spazi che si caratterizzano per la mancanza di identità, relazionalità e storicità; essi esprimono la perdita della centralità e dell’identità di un luogo: un fenomeno che si inserisce nel contesto della società postmoderna, metropolitana e globalizzata”. Il concetto di Non-Luogo, come definito da Marc Augé, è quello di “uno spazio in cui milioni di identità e individui si sovrappongono senza mai entrare in relazione, dove le azioni quotidiane e consumistiche, imposte dal contesto, sono prive di spessore emozionale o riflessivo”.
I non-luoghi sono prodotti di una società incapace di integrare in sé i luoghi storici e culturali, che vengono ridotti a scenari privi di significato, privi di un valore che superi la funzionalità immediata. Questi spazi non sono né identitari né relazionali; sono incentrati sul presente, sull’immediatezza dell’esperienza, e rappresentano con forza la nostra epoca, dominata dalla precarietà, dalla provvisorietà, dal transito, dal passaggio: un mondo che sembra vivere nell’assoluto individualismo, in un isolamento che si manifesta anche nei luoghi di incontro. Le persone transitano nei non-luoghi, ma nessuno li abita veramente, nessuno li trasforma in “luoghi” emotivamente vissuti.
L’interesse del racconto visivo degli artisti risiede nel modo in cui non solo documentano l’azione dei visitatori all’interno dei luoghi/non-luoghi, ma anche come interpretano e riflettono sulla propria relazione con questi spazi e con la propria pratica artistica. Una doppia evoluzione che dà vita a una sovrapposizione di visioni – reali e irreali, abitudinarie e fuori dalla norma, relazioni conformi e, allo stesso tempo, esperienze che sfidano la ripetitività. Il modo migliore per relazionarsi con i propri “luoghi” quotidiani è imparare a conoscere alla perfezione le abitudini dei non-luoghi: una dimensione in cui la personalità si dissolve, dove anche l’ombra rimane congelata, e dove le idee mutevoli non riescono a farsi strada. Il non-luogo riconosce in sé il presente, senza nostalgia né proiezioni; il luogo, invece, preserva il passato, le memorie e le storie che si intrecciano con l’identità di chi lo abita. È in questo passaggio che l’artista si racconta, esplorando i confini tra tempo e spazio, tra dimensioni antropologiche e territori non identitari, e disegnando nuovi tracciati di relazione che trascendono la semplice fruizione del mondo materiale.
Villa Borzino, con la sua storia secolare e la sua straordinaria architettura, diventa il palcoscenico ideale per un dialogo inedito tra arte e spazio. Ogni opera d’arte esposta si trasforma in un dispositivo che interagisce con l’ambiente circostante, dando vita a una sinergia unica e irripetibile. Il progetto intende proporre esposizioni innovative, capaci di svelare nuove prospettive sul legame tra espressione artistica e identità, senza cadere nelle facili dicotomie tra “luogo” e “non-luogo”. Le stanze della villa, nel loro equilibrio tra memoria storica e nuova funzionalità espositiva, offrono al visitatore un’esperienza dinamica e plurale: spazi che non solo accolgono, ma mettono anche in discussione le certezze identitarie, i significati precostituiti. Attraverso l’arte, il pubblico è invitato a riflettere su come il tempo e la percezione influenzano profondamente la relazione con gli spazi, suggerendo una trasformazione interiore che va ben oltre la semplice transizione fisica. Un processo che invita alla riscoperta, alla riflessione, e alla rivisitazione delle proprie abitudini mentali e spaziali.
Benedetta Spagnuolo
ARTISTI:
Kimya B. Oskay, Nicolò Baricchi, Nina Barnini, Stefano Bertoli, Giulia Boni, Matteo Bosi, Luciana Briasco Arena, Valerio Calsolaro, Andrea Crosa Di Vergagni, Bruno Gregory, Eginhartz Kanter, Nataša Korošec, Albert Merino, Minuela, Maurizio Mongiovì, Michela Moreschini, Valerio Murri, Salvatore Piras, Polyni, Silvana Rocco, Roxy Beat, Joetta Savona, Silvano Sbaragli, Daniele Scerra, Maria Sturiale, Federico Tilli, Yufo.
Fotografie e riprese video: © Francesco Arena, 2025
Cover photo: © instagram.com/ellie_laverne1
APPROFONDIMENTI:
https://artistiitaliani.wixsite.com/artistiitaliani/lieunonlieu3
C.S.
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Alessia Spinola. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiUltime Notizie
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