“Mi chiamo Rachel Corrie” all’Altrove il conflitto israelo-palestinese in scena

Di il 11 Maggio 2016

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Venerdì e sabato, alle 21, ultimo appuntamento della Stagione Teatrale Altrove 15.16: arriva
MI CHIAMO RACHEL CORRIE, con Marta Paganelli, musica dal vivo di Michele Capraro e regia di Marta Paganelli.

Rachel Corrie, una ragazza americana di 23 anni trasferitasi nella striscia di Gaza per lavorare con il Movimento di Solidarietà Internazionale, viene uccisa nel tentativo di impedire ad un bulldozer dell’esercito israeliano di distruggere alcune case palestinesi. Attraverso le parole del suo diario, viene messa in scena la sua storia, che parla del conflitto israelo-palestinese ma ancor prima della presa di coscienza, della volontà di informarsi e prendere posizione riguardo alle questioni politiche del nostro tempo.

Che cosa vuol dire essere un eroe?
Rachel era una ragazza “normale”, non era una santa e neanche una traditrice, era seria, confusionaria e piena di talento. E ha scelto di partire perchè c’erano troppe cose che non riusciva a comprendere nel modo in cui le veniva raccontata la realtà. Ha scelto di dire “Sì” a quell’impulso che le diceva di lottare.
Nata nello stato di Washington nel 1979, prima di concludere gli studi al College, Rachel si unisce all’ International Solidarity Movement (I.S.M.), un’organizzazione finalizzata a “sostenere la resistenza non violenta del popolo palestinese all’occupazione militare israeliana”. Parte per la Striscia si Gaza, è il gennaio del 2003. Il 16 Marzo viene schiacciata da un bulldozer israeliano, mentre cerca di impedire la demolizione di abitazioni palestinesi.

Questa messa in scena parla del conflitto israelo-palestinese, ma ancor prima parla della presa di coscienza, della volontà di informarsi e di prendere una posizione riguardo alle grandi questioni politiche del nostro tempo. La situazione in medioriente parla di noi, ci riguarda.

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Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela Biagini

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