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SANREMO 2017: LE PAGELLE AL VETRIOLO DIRETTAMENTE DALLA SALA STAMPA
SANREMO LIVE 2017
SANREMO (IM): direttamente dalla sala stampa del 67esimo Festival della canzone italiana, le pagelle al vetriolo sulla prima serata di gara. Undici big, molte conferme e tante delusioni. Chi sale, chi scende e chi si ferma al punto: ecco di seguito i commenti puntuali e molto cattivi raccolti tra i desk della sala stampa.
CHI SALE
CARLO CONTI: lo storico pantone del presentatore Rai fa la sua ottima (e solita) figura del padrone di casa. Ma, come dice il saggio: happy wife, happy life. Sentori ( e qualcosa di più) di scena rubata. Pazienza, glissa e sfodera i bianchissimi denti nel timore che a qualcuno scappi un “apriamo la busta”…
MARIA DE FILIPPI: un pesce talmente fuor d’acqua nell’acquario Rai Uno che risulta adorabile. Nei tempi, molto poco scenici e tanto da entertainment della concorrenza, nello stile imperturbabile che regala la sicurezza del pomeriggio sul divano anche se devi fare la scala dell’Ariston. Per ora, vince, come sempre lei. Memorabile la butade sull’abbronzatura di Conti: “Che se ci fosse stato il sole ti saresti abbronzato di più e non sia mai che Trump poi decida di farti fuori”. Applausi.
MAURIZIO CROZZA: “dopo Renzo e Lucia, Carlo e Maria.. Manzoni direbbe: i Promessi Sponsor”. Non bisogna aggiungere altro. Anzi no: “Io sono di Genova, col c…o che lavoro gratis”. Sipario. Grazie.
TIZIANO FERRO: inutile, la classe non è acqua. Se poi ci si mettono dischi di platino, vita da palco e un talento mostruoso ecco servito il perfetto cocktail che sa più di lezione che di esibizione tout court. Che sia da monito a tutti i giovani-big in gara: di Tiziano cen’è uno solo e lui, suo malgrado, non smette di ricordarlo.
CARMEN CONSOLI: una bambola ottocentesca nel corpo e nella inconfondibile voce della Cantantessa (ancora) in carica. Altra classe, altra scuola, altro mondo. Una boccata d’aria fresca. Unico neo l’iper confettoso abito che non convince fino in fondo. Ah, fossero questi i problemi, in gara!
PAOLA CORTELLESI: la migliore cantante in gara, forse di sempre. Che sia eccezionale non si scopre certo questa sera, che forse sia la migliore e che dai tempi di Franca Valeri si stava aspettando una Cortellesi, beh…il palco dell’Ariston grida SIIIIIIIII a grandissima voce! Dieci e lode.
ANTONIO ALBANESE: ci aveva promesso che nessun personaggio dei suoi si sarebbe impossessato del palco dell’Ariston ma, a stare al fianco di un ultra esemplare di artista, tira fuori un figlio di Pier Piero e Frenco e Stop che tira un pugno al cuore e lo fa piangere di gioia.
DILETTA LEOTTA: che Paola Ferrari si sia imbufalita sapendo che la sua “rivale” sarebbe salita sul palco dell’Ariston era da immaginare. Che la bella Diletta abbia voluto dare un colpo di coda, coscia e spacco per evidenziare che non solo se lo meritava ma che, sì, oltre ai 25 anni in tutto e alle gambe c’è ben di più. Contro il cyberbullismo, s-vestita da albero di Natale 2.0, bella e brava. Mascelle maschili dislocate confermano.
FIORELLA MANNOIA: classe ed eleganza, nella sua e solo sua voce e nel tailleur che più minimal non si può. Fiorella è Fiorella. Come Sanremo è Sanremo. L’unica a far applaudire anche la platea di giornalisti nelle sale stampa. Vincitrice annunciata, al momento stra meritata.
SAMUEL: da Il Subsonica ci si aspetta molto e soprattutto che faccia, appunto, un pezzo dei Subsonica. Un timbro, una sicurezza e un’inequivocabile punto fermo: un pezzo dei Subsonica suonato dall’Orchestra. Non esce dai suoi passi anche se sul palco è molto solo. Per questione generazionale, piace.
ROCIO MORALES: le orecchie del bianconiglio addobbate all’occasione non donano alla bella Rocio. Carina, molto femminile e decisamente spiritosa: lucida gli occhi del suo Raul e gli regala una rosa bianca “non per amore ma perché sei stato bravo”. Peccato che a lui si sia lucidata la lingua italiana.
CLEAN BANDIT: un po’ di ritmo in una serata che lascia indecisi e indispettiti. Il brano tormentone fa sussultare gli animi e i fianchi e conquista il doppio Disco di Platino. Peccato, davvero peccato, per la tutina a righe della front girl: passiamo che le righe verticali smagriscano di default, incolpiamo, allora, il taglio dell’abito!
MARCO CUSIN E VALENTINA DIOUF: belli, alti e straordinariamente eleganti. Per lui, “Gli uomini non cambiano” di Mia Martini, come pezzo preferito dalle sue donne, mamma e fidanzata. Per lei, “Le mille bolle blu” di Mina, perché il blu è il suo colore e la sua allegria. Da applauso la Diouf nell’abito, nella presenza e nel saper portare i colori, osando in quel modo.
ROCCO TANICA: fuoriclasse e fuori gara. L’unico in grado di portare l’urologo del Festival perchè a “67 anni non si è più ragazzini”. Senza dubbio, la rassegna stampa più attesa di tutta la kermesse.
CHI SCENDE
RAUL BOVA: non ci fa rimpiangere Gabriel Garko, perché almeno lui il gobbo lo legge e le battute le ricorda, anche nelle papere. Vuole presentare una canzone, come sogno realizzato da bambino: peccato venga sempre e solo considerato per gli…occhi, perché il suo commento alla rosa ricevuta dalla sua Rocio suonava, all’incirca, così: “sono abituato a farteli io, i fiori”. Sigh.
LODOVICA COMELLO: L’amica di Violetta parte calando, continua cadendo. Non male per una che si presenta come cantante, ballerina e presentatrice. No, Lodovica, il cielo non ti basta e forse nemmeno il vocoder. Scelta di stile l’abito con le finte mani a coprire le pudenda, distoglie lo sguardo. Ma non le orecchie.
AL BANO: un leone vero e proprio. Graffiato, forse non al meglio della sua vocalità ma inconfondibile nelle aperture, sue e soltanto sue, nella vecchia e sempre di casa melodia all’italiana. Un brano da C’Era Una Volta in Sanremo, tagliato, cucito e vestito da un pezzo da novanta. Per di più, vestito bene.
RON: stiloso è stiloso, colui che ha inventato il gatto-nei-capelli ben prima di Trump, purtroppo dà segni di profondo cedimento. Forse i famosi cent’anni sono passati davvero e a incontrarci di nuovo quello che perde, nel confronto, è proprio Ron. Il vero campione è quello iridato nel sapersi tirare indietro al punto giusto. Non ricominciare.
CLEMENTINO: ci sono poche cose sicure nella vita. Il pranzo domenicale con i parenti, gli avanzi nel tupperware dopo Natale e la molletta virtuale al naso di questo rapper. Senza (sicuramente) arte né parte, nonostante i 5 autori alle spalle. Perché Sanremo, fino a prova contraria, è il pranzo domenicale e anche un po’ il giorno di Natale. Bisogna vestirsi e comportarsi a modo. Il ragazzo fuori che se la “canta” e se la suona.
ERMAL META: ha scatenato non poche polemiche per il politicamente corretto, forzato o meno, difeso a spada tratta da Carlo Conti. Resta il fatto che il brano risulti banale al limite della noia. Senza troppa sostanza, compitino eseguito nelle corde del suo personaggio. Effetto Pic Indolor: in certi casi, non è proprio un bene.
FERMI AL PUNTO
GIUSY FERRERI: il pezzo è orecchiabile, ricorda un pezzo di Amy Winehouse che viene ripreso da Giusy Ferreri a Novembre di qualche anno fa. Ideale il recupero di una vecchia tenda della nonna con un tono su tono di rossetto, capelli e outfit.
FABRIZIO MORO: inconfondibili le liriche “alla Moro”, il graffiato porta via insieme a una melodia stracotta. Forse lo preferiamo come autore puro, benché fasciato nel completo lucido del matrimonio del cugino esalti il fatto che sia un gran bel figliolo.
ELODIE: canta di un amore che non c’è. Ancora. E la colpa è sua. Di nuovo. Senza infamia e senza lode, come ci manca Mia Martini. Peccato che, nell’indecisione, abbia optato per il coprisole acquistato al mercatino la scorsa estate.
ALESSIO BERNABEI: abbandona il grunge per dimostrare che, no, dalla comunione del migliore amico non ha messo su nemmeno un chilo. Lo smocking lucido al limite del catarinfrangente sta al suo posto. Il pezzo pure, svolazza da un pop a una ballad contemporanea, condita di cassa dritta e di coretto da stadio. Figlio di questa era, attenzione perché ha “aperto uno spiraglio nel tuo intimo”. Allarme.
UBALDO PANTANI IN BOB DYLAN: veloce e sbrigativo, quasi un cameo. Certo è che da Pantani ci si aspetta sempre la Luna e molte volte non si riesce proprio nemmeno a indicarla con il dito. Attendiamo trepidanti il Dopo Festival.
A RISCHIO
Sono tre i cantanti nella zona rossa che sono a rischio eliminazione: Clementino, Ron, Giusy Ferreri. Purtroppo questi cantanti non parteciperanno alla serata dedicata alle cover ma riproporranno, come da regolamento, il brano inedito per poter rientrare in gara.
Su Redazione
Il direttore responsabile di GOA Magazine è Tomaso Torre. La redazione è composta da Claudio Cabona, Giovanna Ghiglione e Giulio Oglietti. Le foto sono a cura di Emilio Scappini. Il progetto grafico è affidato a Matteo Palmieri e a Massimiliano Bozzano. La produzione e il coordinamento sono a cura di Manuela BiaginiMessaggi correlati
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