L’Arte Innovativa a Palazzo Stella: il 16 giugno la mostra di Cremonesini

Di il 14 Giugno 2018

 

GENOVA – S’inaugura sabato 16 giugno 2018 alle ore 17:00, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale “Meccanismi della memoria” di Gian Paolo Cremonesini a cura di Flavia Motolese. La mostra resterà aperta fino al 30 giugno 2018 con orario 15:00 – 19:00 dal martedì al sabato.

 

Tavole come memoriali della modernità, effetti di un’archeologia emozionale che al centro ha posto l’uomo contemporaneo e la sua evoluzione. Ma che raccontano anche una storia italiana, a partire da una delle aziende che meglio hanno saputo rappresentare il Bel Paese nei primordi dell’informatizzazione, quando quest’ultima ancora non aspirava ad essere “bene di massa”. Quell’azienda si chiama Olivetti.
Il contatto tra il colosso d’Ivrea e Gian Paolo Cremonesini è stato un colpo di fulmine, scintilla in un gioco di ruoli dove la prima ha assunto per il secondo essenza di statement; una sorta di bibbia in codice binario, onnicomprensiva enciclopedia da cui estrarre i temi dell’Arte innovativa, autarchia estetica che s’impone di ridefinire le basi del rapporto uomo-macchina. Così ne parla l’artista:

«L’idea di Arte Innovativa parte dalla volontà di lasciare una traccia di una evoluzione precedente, per segnare il suo percorso di crescita utilizzando quei componenti che hanno caratterizzato fortemente i vari passaggi, inserendoli in una nuova dimensione con aspirazione di forma artistica, emozionale».

L’Arte innovativa si attua quindi selezionando in maniera identitaria le parti di un passato recente, per suturarle in mimesi visuali studiate sulla loro inclusione non manipolativa. Antropologicamente, come per i recuperi di Eliseo Mattiacci, slot e condensatori tornano al loro valore oggettuale, spiccano su schede madre che hanno cessato di comunicare informazioni virtuali per interfacciarsi visivamente, tramutati in autoreferenziali elementi “fisici”.

L’etica del “riciclo” praticata da Cremonesini non solo intacca alle radici il consumismo contemporaneo, quello “mordi e fuggi” per cui – citando l’artista – «Dimentichiamo subito che il nuovo è la conseguenza del vecchio che eliminiamo». La sua dinamica è nettamente più incisiva, tentacolare nel mirare da un lato a classificare ciascun pezzo nella propria efficienza storica, dall’altro a condizionarlo quale componente atto a risorgere dalle proprie ceneri, oggetto di una catarsi riabilitativa ordinata a distillarne la poetica formale. Segnando il passaggio dagli ingranaggi meccanici agli “ingranaggi d’emozione”, come li definisce l’artista.”

(Testo critico a cura di Andrea Rossetti).

 


 

C.S.

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